La luce artificiale filtra attraverso le tende, una sagoma emerge da un corridoio vuoto, case isolate appaiono nella nebbia. Le immagini di Todd Hido non documentano: suggeriscono. Parlano di ricordi sfocati, emozioni sospese e solitudini familiari.


Fotografo americano nato in Ohio nel 1968, Hido ha sviluppato un corpo di lavoro intimo e cinematografico per oltre due decenni. Formatosi a Boston e poi a San Francisco, ha sviluppato molto presto uno stile influenzato dall'estetica di Hopper, dall'ambiguità di Lynch e dalle ombre di Hitchcock. Ma il suo stile è diverso da tutti gli altri.
Con la serie House Hunting, che lo ha portato alla ribalta nei primi anni 2000, ha attraversato i sobborghi americani dopo il tramonto. Ha fotografato anonimi complessi residenziali, con le finestre illuminate, come fondali congelati. L'elemento umano è spesso assente, ma sempre latente, intravisto in un lampo di luce o in un lenzuolo accartocciato. Le fotografie, scattate con lunghe esposizioni e un'accentuata sensibilità alla luce, emanano una tensione silenziosa. La vita quotidiana diventa finzione.



Todd Hido ha gradualmente aggiunto una dimensione più carnale a questa esplorazione del territorio suburbano. In Between the Two e Excerpts from Silver Meadows, include figure femminili, spesso nude o parzialmente svelate, fotografate in camere da letto, automobili e spazi domestici. Lontano da un'estetica della provocazione, sono tracce: presenze enigmatiche, frammenti di desiderio, memorie ricostruite. Il suo universo visivo si basa su un'economia di mezzi: una sfocatura, una tinta seppia, una nebbia su una finestra. Eppure ogni scatto sembra contenere un intero romanzo. Todd Hido parla di ciò che non diciamo. Fotografa l'assenza, la malinconia, i ricordi d'infanzia, gli impulsi e la memoria.
Il suo lavoro è oggi esposto nei principali musei dagli Stati Uniti all'Europa. Ma è forse attraverso i suoi libri - Roaming, Bright Black World e il sontuoso Intimate Distance - che il suo lavoro si rivela più profondo, dove la fotografia diventa paesaggio mentale.










